Era Inverno, e nel giardino della vecchia Abbazia era scesa una spessa e candida coltre di neve. Si avvicinava il Natale e in tutto il paese c'era un grande fermento. Chi appendeva un filo di lucine alla porta della sua casa, chi decorava l'abete nella grande piazza... insomma: ogni angolo del paese stava diventando luminoso e colorato. Ogni angolo... tranne la vecchia Abbazia.
La persona che più si dispiaceva per questo era proprio l'unico abitante (assieme a gatti randagi e piccioni) del monastero abbandonato: Serafino. Serafino era un pallido bambino di 450 anni, quasi trasparente. Già, perché Serafino era un fantasma.
Viveva lì da quando, da piccolo , si era spezzato l'osso del collo cadendo nel vecchio pozzo, mentre giocava con i suoi amici. Siccome non era stato per niente ubbidiente con la mamma che gli aveva detto di stare alla larga dal pozzo, non si era trasformato in un angioletto ed era rimasto sulla terra, costretto ad infestare le vecchie pareti dell'Abbazia.
Ma torniamo a noi! Serafino era molto triste, perché adorava la festa di Natale, ma nessuno addobbava mai la sua casa. “Forse gli abitanti del paese non ci pensano...” si diceva Serafino “forse non credono valga la pena preparare anche l'Abbazia ad accogliere il Natale”
Ci avevano costruito intorno un grande parco, dove i bambini giocavano a palle di neve e i signori portavano a spasso i cani infreddoliti... ma a decorare e sistemare il vecchio rudere proprio non ci pensava nessuno. Passarono i giorni, e arrivò la sera della vigilia di Natale. Quella sera, Serafino si preparava a passare la vigilia come gli altri anni: da solo... pensando a quanto gli sarebbe piaciuto vedere un po' di quelle lucine scintillare , o sentire cantare un coro di Bambini: eh, già! Quanto gli piacevano le carole di Natale... ma tant'è, mentre pensava a queste cose seduto sul suo pozzo, si addormentò.
Ma non si era accorto che qualcuno lo stava spiando: I gatti randagi che assieme a lui abitavano l'Abbazia si erano fermati dietro una siepe a guardare la triste scena. “ Dobbiamo fare qualcosa” esclamò un gatto con una macchia nera intorno all'occhio destro. “Già... ma cosa?” chiesero gli altri in coro. “ non ne ho idea...” rispose il primo “Ma Serafino è sempre tanto dolce con noi... non posso stare qui e vederlo passare un altro Natale in queste condizioni... perché non chiediamo consiglio alle fate e ai folletti che abitano il giardino ? Magari tutti insieme riusciremo a fare qualcosa per rallegrare il nostro amico trasparente” E così i felini si misero a cercare le piccole creature fatate, che stavano dormendo nelle loro casette tra i cespugli e tra le radici del vecchio Tasso.
“Certo che dobbiamo fare qualcosa”, convenne la regina delle fate. “Bisogna portare un po' di magia del Natale anche a quel povero fantasma” Detto fatto! Le fatine si misero all'opera e con le loro Bacchette magiche crearono collane di cristalli di ghiaccio e si misero ad appenderle ad ogni ramo, ad ogni mattone... intorno ad ogni arco dell'Abbazia!
I folletti invece salirono a cavallo dei piccioni e volarono alto alto nel cielo a raccogliere tanta polvere di stelle lucente. Intanto, i gatti andarono a sedersi fuori dalla chiesa del paese dove si stava tenendo il concerto di Natale e si misero tutti insieme a miagolare, forte, ma talmente forte che il prete dovette interrompere il concerto e tutti corsero fuori dalla chiesa a vedere cosa stava succedendo. Proprio in quel momento i folletti lasciarono cadere la polvere di stelle sopra l'Abbazia... e i cristalli di ghiaccio appesi dalle fatine ne rifletterono la luce in centinaia di migliaia di piccoli arcobaleni di luce colorata.
Grandi, piccini, musicisti e cantanti, guidati dai gatti corsero verso la vecchia Abbazia, così di fretta che il prete inciampò nella tunica e cadde a faccia in giù nella neve, e il sindaco si strappò i pantaloni del vestito buono. Giunti all'Abbazia non poterono credere alla meraviglia davanti ai loro occhi: tutto il monastero e il giardino intorno erano illuminati a giorno dalla moltitudine di puntini di luce colorata. I bambini entrarono nel chiostro a bocca aperta ad osservare lo spettacolo. La banda si mise a suonare “Astro del Ciel” e tutti i cantori iniziarono a cantare insieme... svegliando il povero Serafino che dormiva ancora sopra il pozzo.
E la vecchia Abbazia? Beh , da allora non esiste un altro posto che profumi così tanto di magia !
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